SERENA STELLA in
ANNA CAPPELLI
regia di ANTONELLO DE ROSA
Il testo è insidioso e pieno di trabocchetti. Il delirio naturalistico e minimale, ambientato in una miserabile Italietta degli anni Sessanta, a una lettura poco attenta può sembrare scarsamente dotato di una vena originaria limpida e necessaria; ma a uno sguardo più accorto non sfugge la mostruosa e depravata sottocultura piccolo‐borghese che invade ogni respiro del dramma, incarnandosi in una donnina in apparenza docile e insignificante. L’intelligenza dell’autore sta nel nascondere, dietro la follia della normalità, un processo culturale drammatico che ha vissuto il nostro paese: la protagonista del dramma porta in sé la miseria degli anni in cui divenne importante avere piuttosto che essere.
Ecco, sulla scena compare Anna,ombra leggera e incerta, continuamente alla ricerca di se,delle sue radici,dei suoi ricordi, dei suoi affetti, della sua verità di donna.
Lentamente prendono corpo le sue ossessioni,macerate in lunghe solitarie notti,nel chiuso di una stanza in una penombra, lentamente prendono corpo le sue ossessioni, in un’atmosfera evanescente e rarefatta, spazio ideale dove anche il reale è destinato a sfumare nel sogno e la verità nella finzione.
La scena e’ nelle sue linee molto essenziale ma,contemporaneamente,tende ad evidenziare e sottolineare l’indole ossessiva della protagonista.
Gli elementi presenti più che descrivere un ambiente servono ad evocare e suggerire un’attmosfera evanescente e rarefatta.
Un sapiente gioco di luci,mai piene ma sempre lievemente soffuse,aiuta a creare una leggera penombra,spazio ideale dove possono prendere corpo le fantasie di Anna.